barlafus (nell'ortografia milanese classica) o barlafüs in quella moderna m inv

  1. oggetto inutile, ingombrante
    • gh'è chì domà barlafus: ci son qui solo cose inutili
  2. (per estensione) persona incapace e incompetente, buono a nulla, persona caratterizzata da pochezza morale.
bar | la | fus

IPA: /ˌbarlaˈfyːs/

Forse composto da barla "parla" e fus "fuso" usato anche in fa giò i fus "patire la fame". Più probabile che il suffisso berla (usato a Bergamo), dal celtico ber "elevazione, montagna" possa indicare una persona alta o marcantonio che parla da "fuso". Usato talvolta per indicare gli strumenti di lavoro degli artigiani, equivalente di fer del mestee. Forse anche dal celtico per "brillare" (possibile riferimento l'inglese moderno burn "bruciare"): "cosa che brilla senza valore", con suffisso -us equivalente a diminutivo spregiativo.

Jakob Jud, Arnald Steiger, Vox romanica: annales helvetici explorandis linguis romanicis destinati, Volume 57, Francke, 1998, pag 219.F.Cherubini,Cletto Arrighi, "Dizionario Milanese-Italiano"