perocché

  1. congiunzione subordinativa, può avere valore:
pe | roc | ché

IPA: /perokˈke/

dal latino per hoc + che

 
«Dirittamente dico, perocchè il pensiero è proprio atto della ragione, per che le bestie non pensano, che non l'hanno; e non dico pur delle notorie bestie, ma di quelle che hanno apparenza umana, e spirito di pecora»
(Il convito; di Dante Alighieri, a cura di Pietro Fraticelli)
 
«E perché mai non si sta contenta solo a narrare i fatti come avvennero senza più? Perocchè il suo fine non è solo di narrare i fatti, ma di ammaestrare narrandoli.»
(L'arte di scrivere in prosa, per esempii e per teoriche; di Basilio Puoti)
 
«Ove poi il promittente la dote, fosse il padre, o l'avo, la sua promessa varrebbe sebbene assolutamente indeterminata nella quantità, e non relativa ad arbitrium boni viri, perocchè la legge stabilisca, che egli deve dare una dote congrua»
(Istituzioni di diritto romano; di Alessandro Doveri)