un carro in legno

carro (  approfondimento) m sing (pl.: carri)

  1. (meccanica) (tecnologia) (ingegneria) mezzo di trasporto aperto, dotato di ruote, spesso trainato da cavalli o buoi, usato principalmente per il trasporto di merci
càr | ro

IPA: /ˈkarro/

Dall'esito protoromanzo carrŭ del latino carrum, accusativo di carrus.

Il termine latino carrus non è nativo: è un prestito dal gallico *karros, dal protoceltico *karros, a sua volta derivato dal (post-)PIE *ḱr̥sós, significante "carro, cocchio, vagone", il quale è una suffissazione d'agente nominale tematica della radice PIE *ḱers- "correre". Dalla stessa radice e con la medesima trafila, salvo l'evoluzione genuinamente latina e italica della sonante *-r̥- di *ḱr̥sós in *-or-, si ha la radice protoitalica *korzos da cui il doppione latino currus (il verbo currō e il sostantivo cursus sono corradicali).

Tra i termini singenici si possono annoverare l'inglese horse, il tedesco Ross, il francese rosse, il lombardo rózza (dal francone o dal longobardo *hross "cavallo", tuttavia passato al significato di "ronzino, brenna"), l'italiano ronzino (per tramite dell'antico francese roncin) e, tra le lingue celtiche, l'irlandese carr e il gallese car, entrambi "carro, carriola" ma anche "automobile".

 
«Amore sdegna i pigri; se non hai carro per te, e tu corrici a piedi! Non ti faccia indugiare il brutto tempo o sitibonda in cielo la Canicola né per la neve candide le strade. L'amore è una milizia: via di qui, o gente fiacca, ché le sue bandiere non impugni la mano di chi è vile! La notte, la tempesta, il lungo andare, il più crudo dolore, ogni fatica attendono questa battaglia.

Spesso sopporterai da gonfie nubie pioggia e vento; spesso giacerai, tutto gelato sulla nuda terra.

»
(Ovidio, L'arte di amare, libro secondo, versi 344-357)
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