ubbia f (pl.: ubbie)

  1. (letterario) apprensione superstiziosa o di malaugurio; credenza, convinzione instillata dal pregiudizio o da supposizioni infondate, idea che si finisce con l'accettare irrazionalmente od opinione ben radicata ma immotivata che è fonte di preoccupazioni, avversione, paure, ansie, sospetti e di una timorosa avversione nei confronti di un oggetto (cosa o persona) o di una categoria di oggetti spesso vaga e indistinta
    • un misantropo che ha l'ubbia di essere perseguitato
    • le loro paturnie e ubbie derivanti dalla loro realtà culturale
    • ancora pregna di ubbie imperialistiche fasciste
ub | bì | a

IPA: /ubˈbia/

incerta; tra le molte ipotesi, c'è chi parla di un'origine celtica, chi fa risalire il vocabolo al francese lubie "voglia capricciosa" (dal latino libere, desiderare), chi al latino oblivia "cose cadute in oblio", chi all'avverbio latino obviam, incontro (farsi incontro a qualcuno), composto da ob "verso, contro, per" e via(m) "strada, cammino", da cui anche il verbo latino obviare, incontrare, solo per citarne alcune a titolo di esempio