allocuzione (  approfondimento) f (pl.: allocuzioni)

  1. discorso pubblico tenuto in genere da un'autorità di fronte a un'adunanza e caratterizzato da un tono solenne; orazione; concione; arringa
  2. (raro) discorso privato che per enfasi, ispirazione e capacità di persuasione sembrerebbe concepito per una più vasta udienza; anche in senso ironico
  3. (disusato) (ecclesiastico) discorso in cui il Papa, alla presenza dei cardinali riuniti in concistoro, si pronuncia su questioni dottrinali o di disciplina
  4. (linguistica) in sociolinguistica, le manifestazioni dei diversi ruoli sociali e del livello di distanza o prossimità affettiva all'interno della comunicazione tra allocutore (parlante) e allocutario (interlocutore) così come esse emergono, in particolare, dal complesso delle espressioni e delle forme (allocutivi) con cui il primo denota il secondo e che utilizza nell'ambito di strategie verbali di relazione ( stile formale o confidenziale, pronomi di cortesia, ecc.)
al | lo | cu | zió | ne

dal latino allocutĭo -ōnis "il rivolgere la parola a qualcuno", derivato di alloqui (alloquor) che è composto di ad "a" e loqui (loquor) "parlare"

 
«A questo punto della sua muta allocuzione, vide venire una pattuglia di soldati; e tirandosi da parte, per lasciarli passare, li guardò con la coda dell'occhio »
 
«Mi capitò alle mani nelle Metamorfosi di Ovidio quella caldissima e veramente divina allocuzione di Mirra alla di lei nutrice, la quale mi fece prorompere in lagrime, e quasi un subitaneo lampo mi destò l'idea di porla in tragedia »
(Vittorio Alfieri, Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso)
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