prosum
prosum (vai alla coniugazione) irregolare, privo della forma passiva (paradigma: prōsum, prōdes, prōfui, n.e., prōdesse; difettivo, manca del tema del supino)
- (con il dativo oppure assoluto) giovare, servire, essere utile, essere profittevole, essere benefico
- sententia bona (...) non causae prodest? - una frase corretta non giova alla causa? (Quintiliano, Institutio oratoria, liber VIII, V, 30)
- huius tibi gratia prosit - che il favore di costei ti sia profittevole (Ovidio, Amores, liber II, III, 11)
- is qui profuit nobis, si postea nocuit, paria fecerit et nos debito solverit - colui che ci è stato utile, se in seguito ci ha danneggiato, ha pareggiato il conto e ci ha sciolti dal debito (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, liber X, LXXXI, 3)
- dolor hic tibi proderit olim - un giorno questo dolore ti sarà utile (Ovidio, Amores, liber III, XIa, 7)
- (utilizzo assoluto) nam quod bonum est utique prodest; nisi praesentia prodesse non possunt. Si non prodest, bonum non est; si prodest, iam est - infatti è un bene ciò che giova, e [le cose] se non sono presenti non possono giovare. Se non giova, non è un bene, se giova, allora lo è (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, liber XIX, CXVII, 27)
- (di farmaci e rimedi) (uva) prodest et dysintericis, sanguinem excreantibus, anginis - (l'uva) giova anche ai dissenterici, a coloro che tossiscono sangue, alle angine (Plinio il Vecchio, Naturalis historia, liber XXIII, IV, 7)
- prō | sŭm
composto del prefisso pro-, "a favore di, a vantaggio di", e di sum, "essere"
- il verbo segue la coniugazione (irregolare) di sum con il prefisso prō-, al quale si aggiunge però una -d- eufonica nelle voci che escono in -e-; per cui prōsum, prōfui, ma prōdest (e non *prōest), prōdesse (e non *prōesse), eccetera
- come tutti i composti di sum, pur mancando del tema del supino possiede un participio futuro, che fa regolarmente prōfutūrus
- cui prodest? - lett. "a chi giova?", espressione proverbiale che retoricamente chiede a chi convenisse un determinato atto, sottintendeno che sia la stessa persona che lo ha compiuto; trae la sua origine da un'orazione di Lucio Cassio Longino Ravilla (nella forma cui bono?), ma fu poi resa celebre da Seneca in un verso della Medea (act. III, 500-501), cui prodest scelus, is fecit, "colui al quale giova un delitto, lo ha compiuto" (approfondimento)
- Enrico Olivetti, Dizionario Latino Olivetti edizione on line su www.dizionario-latino.com, Olivetti Media Communication
- Charlton T. Lewis, Charles Short, A Latin Dictionary, lemma prosum (edizione online sul portale del Progetto Perseus)