fortuna (  approfondimento) f sing (pl.: fortune)

  1. destino o sorte alterna
  2. buona sorte
  3. (mitologia) personificazione della fortuna nella religione romana
  4. (araldica) figura araldica convenzionale che rappresenta la dea Fortuna generalmente con un velo al vento, in piedi su una ruota di carro o su un globo
for | tù | na

IPA: /forˈtuna/

dal latino fortūna, epiteto di numerose divinità romane correlato al verbo fortunare (avere buona fortuna o sorte). Alla stessa radice etimologica appartengono anche le parole fortitudine e forza

 
«Con la virtù per guida, la fortuna per compagna »

Dal lessema FORT- e dalla sua variante FORZ-:

Sinossi della intera famiglia etimologica comprendente tutte le parole discendenti dai concetti primitivi di forza e fortuna.
VERBI:
DEVERBALI:
AVVERBIALI:
PARTICIPIALI:
TERMINI ASTRATTI:
TERMINI CON SUFFISSI DI AZIONE:
ALTRI CORRELATIVI SEMPLICI:
ALTRI CORRELATIVI COMPOSTI:
  • di fortuna
  • fare fortuna
  • avere la fortuna di...
  • portar fortuna: essere di buon auspicio
  • la fortuna aiuta gli audaci
  • in cerca di fortuna: detto di chi lascia la propria casa in cerca di lavoro, successo e migliori condizioni di vita
  • prendere a calci la fortuna: lasciarsi sfuggire un'opportunità
Prima declinazione
  singolare plurale
nominativo fortūnă fortūnae
genitivo fortūnae fortūnārŭm
dativo fortūnae fortūnīs
accusativo fortūnăm fortūnās
vocativo fortūnă fortūnae
ablativo fortūnā fortūnīs

fortuna f sing, prima declinazione (genitivo: fortunae)

  1. fortuna, sorte, fato, caso (propizia o avversa)
  2. evento, vicissitudine, avvenimento (casuale o imprevisto)
  3. (al plurale) averi, interessi, proprietà
fŏr | tū | nă
  • (pronuncia classica) IPA: /forˈtuː.na/
  • (pronuncia ecclesiastica) IPA: /forˈtu.na/

Ascolta la pronuncia (pronuncia classica) :

da fors, "sorte, caso"; nella Roma classica personalizzata come divinità, appunto la Dea Fortuna, che come la Ananke greca sovrintendeva al caso

in latino, e per tutta l'era medievale fino all'epoca moderna, il termine si riferiva genericamente al "caso", e pertando, a seconda del contesto, poteva indicare una sorte avversa o propizia (ovvero indicare sia ciò che in italiano si definisce tanto "fortuna" quanto "sfortuna"). Virgilio, ad esempio, nel V libro dell'Eneide scrive superanda omnis fortuna ferendo est (v. 710), ovvero "sopportando, si supera ogni sfortuna", e nel libro VII speravimus ista, dum fortuna fuit (vv. 42-43), traducibile come "speravamo in ciò, e la fortuna giunse"

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